Disclaimers: tutto
questo avviene dopo 'corrompere la luce', se a qualcuno è scappato questo
capolavoro, fa niente, diciamo che i personaggi di Yoroiden Samurai
Troopers (che non mi appartengono e con i quali non guadagno $$ ... a meno
che qualcuno di voi voglia pagarmi per leggere il seguito ... ma non credo
proprio anche perchè se vi piace l'inizio, il resto ve lo posto anche
gratis!!!) sono stato un po' manipolati dalla mia mente malata per far
saltare fuori questo casino
RINGRAZIAMENTO doveroso alla mia consulente estetico/medica: la mia Ljs!
Senza di lei questa parte non sarebbe mai potuta nascere per cui . .
prendetevela con lei!!! :P!
Ah ... un'ultima cosa e poi vi lascio leggere tra # ci sono le frasi che si
scambiano telepaticamente!
Fili
intrecciati
di Dhely
parte III
La macchina di Seiji era scomparsa in fondo alla strada che portava in
città da parecchio tempo. Touma affondò le mani nelle tasche e uscì in
cortile.
Shin e Shuu erano seduti davanti alla tv e ridevano per qualcosa che
passava sullo schermo ma lui non si sentiva dell'umore adatto.
E poi stava cercando qualcuno.
Shin gli aveva detto che Ryo era in uno spiazzo a fianco della casa ad
allenarsi con la spada ed in effetti Touma lo trovò proprio là. Cercò
di nascondere un ghigno e si fece avanti.
Ryo si bloccò asciugandosi il sudore con una manica poi annuì un saluto
chinandosi a prendere la bottiglia d'acqua .
"Hei Touma!"
"Ryo . . "
Il ragazzo cercò di sorridergli il più rilassato possibile. "Hai
una faccia orribile, sembra che non abbia chiuso occhio, stanotte."
"Infatti non ho dormito."
Ryo pensò che neppure lui avrebbe dormito se avesse dovuto farlo nel
letto di Seiji. Sospirò passandosi scocciato una mano fra i capelli.
Doveva smettere di pensarci, doveva smettere di pensare a Seiji, coricato
in un letto, nudo, con lui . . Aveva passato ore a pensare quanto fosse
disposto a giocarsi di se stesso e del rapporto con gli altri per una
notte con lui e si era risposto sinceramente che il suo corpo avrebbe
buttato all'aria qualunque buon proposito non appena avesse trovato
un'opportunità anche minima. Questo non era un comportamento degno di un
capo, lo sapeva, ma Seiji gli scaldava il sangue in un modo che . . Shin,
Shin, Shin . . ripetè il nome della persona che era certo di amare almeno
un migliaio di volte e lì, senza Seiji fra i piedi, la cosa funzionò,
riuscendo a calmarsi.
"Ah . . "
Touma incrociò le braccia con fare irritato. "Io e te dobbiamo
parlare."
Ryo sospirò scostandosi un ciuffo di capelli dal volto, lo sguardo
corrucciato. "Touma, ti sembra il caso?"
"Dovrei chiederlo a te. Potresti cercare di convincermi che non stava
succedendo quello che io ho pensato."
Ryo si strinse nelle spalle, sapeva che quella storia non poteva
semplicemente finire liscia e tranquilla. "Touma, non facciamo
saltare fuori un dramma da . ."
"Da cosa, grande capo?"
"Da una sciocchezza. Non farei mai una cosa simile ad un amico, lo
sai."
Touma gli piantò duro gli occhi nel viso.
"Credevo di saperlo davvero, Ryo. Adesso però non so più cosa
pensare. Ti ho visto. Se non fossi arrivato che avresti fatto?"
Lo vide arrossire fino alla radice dei capelli sollevando lo sguardo al
cielo cupo e rombante verso l'orizzonte di tuoni borbottanti.
"Lo sai meglio di me com'è Seiji . ."
Touma s'irrigidì. "E com'è, se non come è sempre stato?"
Ryo scosse il capo gettando di lato le spade che fino a quel momento aveva
tenuto religiosamente fra le mani. Già faceva fatica da solo a non
pensarci, poi pure se aveva intorno persone che continuavano a
ricordarglielo, e che lo obbligavano a tirare fuori tutto quello che
sentiva dentro quando lo vedeva . .
"Andiamo, Touma! L'hai visto com'è cambiato da quando . . da quando
l'abbiamo liberato dai demoni. Lo dice anche lui, non è più quello che
era e io . . - si mosse nervosamente come se cercasse una via d'uscita -
Lui e i suoi maledetti jeans, e poi i pantaloni di pelle, lo vedi da te
come va in giro vestito, no? E come si muove! Sembra che lo faccia apposta
a torturarci tutti quanti. E sta torturando anche te: stai dando fuori di
testa da quanto sei geloso!"
"Cosa centro io adesso? Se sono geloso è perché . ."
"E' perché lo sai che lo fa apposta a provocarci!"
Touma aggrottò la fronte "Forse è meglio dire che non mi fido più
di voi. E più ti sento parlare più mi rendo conto che ho tutte le
ragioni del mondo. Dai le colpe a lui del fatto che tu sei . . non riesco
neppure a trovare un modo appropriato per definirti!"
Ryo strinse i pugni. Come spiegargli quel fuoco terribile che Seiji gli
accendeva dentro? Quell'eccitazione che cancellava la ragione, che
cancellava il cuore al punto di non pensare più a Shin? Come dire quello
che neppure lui riusciva a dirsi, giustificare qualcosa che lo disgustava
ma di cui non riusciva a fare a meno, perché pensare a Seiji era
diventata un'ossessione per lui, e vederselo davanti tutti i giorni con il
suo nuovo look, così attraente, così maliziosamente ingenuo da non
pensare che combattere a petto nudo con i suoi *amici* potesse causare
tanti problemi?
Come dire a Touma che aveva così voglia di scopare Seiji che avrebbe
buttato tutto all'aria? Il gruppo, l'amicizia, l'amore di Shin, l'affetto
e la fiducia di tutti gli altri? Perché l'unica cosa che volesse era
Seiji, solo Seiji.
"Chi diavolo credi di essere per poter decidere per lui? "
"Questo non ti riguarda! Ti proibisco di pensare a lui, in qualunque
modo, hai capito? La prossima volta che mi accorgo che lo stai guardando
TI AMMAZZO!"
Ryo ringhiò una maledizione. Come si permetteva?!
"Io guardo chi e cosa mi pare e piace! E tu piccolo bellimbusto
arrogante non puoi proibirmi proprio niente!"
Touma gli sferrò un pugno e Ryo rispose con altrettanta violenza mentre
il cielo si stava riempiendo di nubi scure e pesanti da cui sarebbe presto
scesa una fitta pioggia.
Seiji guidava nervoso nel mezzo del terribile temporale che si era
scatenato. Il tergicristallo si muoveva veloce in un movimento ipnotico e
lievemente irritante ma la cosa non lo riguardava poi molto. Gli dava più
fastidio l'idea di perdere il proprio tempo in quel modo. Passare ore a
chiacchierare con uno psichiatra . . di tutte le cose stupide che avrebbe
potuto fare quella certo le batteva tutte. Tenendo conto che doveva fare
incredibili slalom verbali per evitare di raccontare dei demoni e delle
armature perché se no la dottoressa l'avrebbe di certo ricoverato in una
clinica! Soffocò un sorriso pensando alla faccia dei suoi genitori a
sapere che il loro primogenito era finito in una clinica per malati
psichiatrici perché affermava di combattere dei demoni per salvare il
mondo. In effetti era una cosa un po' ridicola.
In compenso c'era una cosa che gli era parsa molto intelligente: la storia
fra lui e Touma stava diventando troppo complicata, ed era lui che la
ingarbugliava con il suo orgoglio e il suo comportamento eccessivamente
altalenante. Doveva essere più chiaro, più diretto, doveva evitare di
nascondere i suoi pensieri e i suoi sentimenti dietro una facciata
d'indifferenza. Per lo meno ci avrebbe provato.
Sbuffò di nuovo a se stesso, stupendosi di dove avesse trovato il
coraggio per fare una cosa simile: non amava parlare di sé, non gli era
mai piaciuto, quando c'erano in ballo i sentimenti tanto meno e poi . . bhè,
e poi la dottoressa, o Charlotte come voleva farsi chiamare, non era una
sua amica.
Non si era fidato di loro, alcune volte, perché avrebbe dovuto fidarsi di
lei? Non lo sapeva. E poi era una donna, e le donne seguivano percorsi
mentali decisamente tortuosi che lui non aveva mai capito appieno. Restava
il fatto che non avesse neppure battuto ciglio quando le aveva detto di
essere innamorato di un suo amico. Maschio. E lui che ci aveva rimuginato
sopra per dei mesi!
Quando Touma gli aveva fatto quella dichiarazione inaspettata lui era
rimasto semplicemente di sasso, non aveva mai pensato che un suo compagno
avrebbe potuto provare per lui cose simili, sentimenti identici a quelli
che aveva trovato nel suo stesso cuore. Si era fermato e aveva detto di
no, convinto che per Touma fosse . . un'infatuazione, un sogno, una cosa
sciocca che sarebbe svanita nel nulla ben presto. Della cosa ne era certo,
e più se ne convinceva, più ne aveva paura. Si era ritrovato ad avere un
bisogno enorme di qualcuno che colmasse quel vuoto gelido che si vedeva
dentro da sempre. Non aveva mai permesso a nessuno stargli così accanto
da accorgersene, anche i suoi amici a volte si erano lamentati del suo
essere naturalmente scostante . . e Shin che lo difendeva dicendo che era
solo 'riservato' . . e Ryo che sbuffava dicendo che a volte sembrava
proprio un pallone gonfiato . . e Shuu che lo chiamava 'milord' . . e
Touma che lo prendeva affettuosamente in giro. . e lui che accettava tutto
pur di aver qualcuno da chiamare 'amico', per avere qualcosa di caldo che
gli riempisse un po' la vita, uno scopo serio per cui mantenere sempre
quel ferreo controllo su se stesso e sul mondo che lo circondava, non
pretendendo mai nulla di più, stupefatto già di quello che per lui non
poteva che essere da solo un immane miracolo.
E poi aveva scoperto l'amore dentro di sé, un amore che non avrebbe
dovuto esserci perchè lui era un suo compagno di spada, perché lui era
un suo amico, perché lui era il suo migliore amico e si divertiva,
spigliato, a cacciar sottane con una facilità e una leggerezza che lo
avevano sempre lasciato senza parole. Rovinare tutto per cosa? Per un
semplice . . bisogno?
Per un desiderio? Oh, no, il forte e algido Seiji Date era ben più forte
che questo, era allenato alla rinuncia e all'autocontrollo. No, poteva
farne a meno. Dopo tutto poteva stargli accanto, poteva condividere con
lui una grossa fetta della sua vita, aveva il suo affetto, la sua fiducia.
Cosa pretendere di più? Non desiderare la luna, Seiji, perché la luna è
troppo lontana e tu non potrai mai raggiungerla, accontentati di guardarla
e di sognare come dev'essere bello stare lassù . . Ma la luna era venuta
da lui, era arrivato quel bacio, quello sguardo, quel discorso che
l'avevano lasciato senza fiato, senza parole da dire, immobilizzato in un
terrore senza fine. Come ci si sente quando i sogni s'infrangono? Quando
un castello di carte costruito con tanto impegno crolla? Come ci si sente
con l'anima a pezzi e il cuore sanguinante? Meglio fingere indifferenza,
meglio scappare, come sempre, perché fronteggiare i propri sentimenti era
una prova troppo difficile, perché lui non ne era in grado, perché se si
fosse trovato in ginocchio nella polvere a dover raccogliere i pezzi del
suo sogno infranto non avrebbe avuto null'altro con cui dar senso alla
propria vita.
E allora aveva continuato ad illudersi. Illudersi che era un altro l'uomo
che amava, illudersi come si era illuso fino ad allora, e un altro no, e
un nuovo passo indietro 'perché domattina saremmo pentiti entrambi di
quello che abbiamo fatto', mentre il suo cuore era imbavagliato e piangeva
in silenzio e ogni lacrima diceva che *lui* era colui che amava, Touma e
non Ryo, e tu lo sai, non sei scemo, lo sai! Ryo è un ripiego, Ryo è una
sciocchezza, qualcosa che ti sei costruito perché sai che non sarà mai
tuo, che con lui non corri rischi, perché sei un vigliacco, un maledetto
vigliacco e hai paura di incontrare il disgusto in quegli occhi che
riflettono la profondità siderale che tanto ami nel momento in cui lui si
accorga di come sei veramente...
Seiji strinse con forza il volante fra le mani fermando la macchina nel
cortile della villa. Si sentiva così sciocco, così infantile .. ma aveva
un bisogno incredibile di vedere Touma, di toccarlo, di abbracciarlo . .
sorrise alla pioggia che bagnava il cruscotto trasformandolo in una
cortina quasi impenetrabile. Touma l'aveva accusato di non voler
condividere i problemi con lui, era vero, era una cosa che non sopportava
e l'idea di poter essere di peso alle persone che amava lo faceva
impazzire, ma questa volta . . questa volta gli avrebbe dimostrato
fiducia. Dopo tutto se lo meritava. E non doveva avere vergogna di dover
andare da un medico se aveva un problema, se stava male, di certo Touma
avrebbe capito e anzi l'avrebbe aiutato. Ne era certo. Ne era *così*
certo . . Dopo tutto sapeva che Touma l'amava.
Erano rotolati a terra, furiosi entrambi, una rabbia e un 'ira che nessuno
dei due aveva mai pensato di poter covare nell'animo, i colpi portati
erano uguali a quelli incassati, Touma più alto, leggero e agile, Ryo più
piccolo, pesante e forte. Un equilibrio perfetto, pareva.
La pioggia li bagnava fino alle ossa, il prato sotto di loro era molle e
impregnato, il fango macchiava i vestiti ed era denso e cedevole sotto le
dita. Touma lo fissò negli occhi, scuri, profondi e si chiese se non
fosse proprio quella fiamma incredibile che si vedeva ardere sotto la
superficie quella cosa che aveva attratto a sé Seiji per così tanto
tempo. Che gl'importava? Adesso voleva portarglielo via! Adesso che era
suo! Prima l'aveva fatto soffrire, non accorgendosi neppure della sua
presenza, non vedendo neppure quanto fosse importante per Seiji e ora, ora
che lo spadaccino si era messo il cuore in pace e aveva scelto un altro
con cui condividere un po' di felicità, ora quel maledetto bastardo
rispuntava fuori con le sue pretese? Non gliel'avrebbe permesso.
Un colpo di reni secco, Ryo riuscì a farlo rotolare sulla schiena e,
ansante tanto quanto Touma, si trovò seduto sul suo addome, tenendogli
stretti i polsi sopra il capo. Ghignò soddisfatto.
"Ne . . ne vuoi ancora, Touma?"
Lo sentì ringhiare una maledizione a denti stretti. "E' stata tutta
fortuna la tua, Ryo, lo sai."
Era solo scivolato, era vero, ma le guerre si vincevano anche solo per
fortuna. E tutta quella era una sciocchezza, un 'immane, immensa
sciocchezza. Bene, adesso avrebbe aspettato un attimo che Touma si
calmasse del tutto e poi avrebbero parlato, d'altra parte non era successo
niente e lui era . . era convinto che fosse meglio non succedesse mai
niente. Poteva controllarsi, *doveva* controllarsi, in fondo lui era il
loro leader, lui aveva degli obblighi, lui doveva dimostrarsi . .
Ryo si tese percettibilmente quando Touma voltò di scatto il capo di lato
cercando qualcosa con lo sguardo. Il motivo non gl'importò, tutta la sua
attenzione fu catturata da . . un livido. Un piccolo livido pallido che
aveva sul collo. Un . . un . .
Seiji.
Non riuscì a pensare a null'altro. Era lui che Seiji abbracciava, era lui
che toccava, baciava, mordeva, era lui che stringeva fra le braccia, era
lui che faceva godere. Era lui che poteva toccare la sua pelle, che poteva
annusare il suo profumo, che poteva affondare le mani in quei capelli
d'oro, che poteva vedere il suo sorriso, che aveva la sua attenzione. Era
Touma l'unico che potesse *pretendere* qualcosa da Seiji . . e portava
anche indosso un suo segno, come un marchio! Come un . . un insulto! Ryo
si sentì bruciare il cuore, le vene, l'anima, Touma vide il suo sguardo
incupirsi e insieme farsi più brillante che mai, sentì il suo corpo
tendersi e premersi inconsciamente contro il suo e spalancò gli occhi.
"Ryo! Che diavolo . ."
Non finì la frase, non ebbe neppure il fiato per respirare. La bocca di
Ryo calò sulle sue labbra, penetrandole, succhiandole, affondandovi la
lingua, respirando la sua aria, alla ricerca di qualcosa, di qualunque
cosa, un sapore, un remoto sentore, un qualcosa che fosse di Seiji. Se non
poteva avere lui, almeno avrebbe potuto avere per un po' quello di cui lui
si nutriva, di quello di cui godeva, con cui giocava...
Touma affogò in un'ondata di magma fuso, bollente, ardente come il cuore
del sole. Dovette schermarsi gli occhi per non rimanere cieco, cercò di
ritrarsi per non finire ustionato ma non servì. Essa si riversava
direttamente nella sua anima. E in un lampo lo vide. Vide il potere che
avrebbe davvero potuto proteggere Seiji, che avrebbe davvero potuto
confortarlo, il forte baluardo dietro cui sarebbe stato al sicuro, l'uomo
che meritava di avere al fianco e non quella patetica creatura che aveva
ora . . Touma lo vide, sentì la consolazione provenire da quel fuoco,
l'espressione di un amore che lui non avrebbe mai saputo dargli,
un'energia che lui non avrebbe mai posseduto, una lucentezza e una purezza
che non gli appartenevano, che non gli sarebbero mai appartenute. E seppe
di non avere possibilità di paragonarsi a lui.
Touma sollevò le mani affondandole nei capelli scuri di Ryo, stringendolo
a sé, con forza e rabbia, tutto il suo essere teso ad assorbire quel
calore, quel fuoco per poi condividerlo con l'uomo che amava, con l'uomo
che, unico, viveva nel suo cuore.
Ryo si sfregò contro di lui, stringendolo a sé, cercando di penetrare in
ogni sua cellula perché sapeva che lì, da qualche parte, dovevano
esserci segni del suo passaggio. E lui lo voleva, lo voleva, lo voleva
disperatamente. Non si accorse quasi che Touma rispondeva al suo bacio,
non si accorse neppure della disperazione del ragazzo sotto di sé, non
gl'importava, tutto il suo universo ora ruotava solo intorno ad una
persona, una persona che baciava quelle labbra, che giocava con quella
lingua, che conosceva quel corpo quanto conoscesse il proprio. Si staccò
dalle sue labbra con un sussurro, gli sfiorò il mento, l'orecchio e poi
giù, il collo, fino a quel segno livido. Gliel'aveva fatto Seiji . .
Seiji aveva appoggiato lì le sue labbra. Ryo gliel'avrebbe succhiato via
dal corpo, gliel'avrebbe strappato di dosso, lo voleva, lo desiderava come
non aveva mai bramato nulla in tutta la sua vita. Touma tirò indietro il
capo quando Ryo iniziò a titillargli la base del collo, gli sfuggì dalle
labbra appena un mugolio, affondandogli le mani nei capelli,
accarezzandogli il collo, la schiena, mentre una minima, remota parte di sé
rimasta ancora lucida gli chiedeva cosa stesse facendo mai. Non
gl'importava. Il calore, il fuoco, quella fiamma alta e selvaggia, quel .
.
Spalancò gli occhi.
E lo vide.
Una figura alta e snella, fradicia di pioggia, le braccia lungo i fianchi,
le mani strette a pugno, i capelli biondi appiccicati al volto pallido,
scavato, le labbra tirate in una linea diritta e dura, amara e terribile e
gli occhi . . vuoti.
Si strappò Ryo di dosso mettendosi a sedere di scatto.
"Seiji! "
La figura chiara si limitò a voltarsi in silenzio, dando loro le spalle e
si diresse verso la porta d'ingresso.
Che rumore fa un cuore che si frantuma?
§ Non desiderare la luna, Seiji §
Com'è amaro scoprire di non avere più un futuro?
§ perché la luna è lontana e tu non potrai mai raggiungerla. §
E la tua anima, di cui eri tanto orgoglioso, che si scioglie come se fosse
una bambola di cera al sole?
§ Accontentati di guardarla e di sognare quanto dev'essere bello vivere
lassù. §
E il tuo spirito che trema come un bambino impaurito perso nel centro del
bosco in una notte senza luna?
§ Non pretende ciò che non puoi avere. §
E tu, inginocchiato nel bel mezzo di un cumulo di rovine, solo cenere fra
le mani, come farai a ricostruirti se non è rimasto più in piedi niente?
§ Non desiderare ciò che non è per te. §
Quanto è semplice distruggere una vita?
§ Non sognare ciò che non ti spetta, §
Com'è avere il vuoto dentro?
§ ciò che non meriti. §
Cosa si prova ad aver perso tutto?
. . non merito d'essere amato . .
Tutto ciò per cui aveva un senso vivere?
. . non merito d'essere amato . .
Non vide lo sguardo di Shin quando entrò in casa gocciolante, non sentì
la battuta di Shuu, non si accorse di non essersi tolto l'impermeabile,
non si rese conto di aver fatto le scale, non vide la porta della sua
stanza, non fece caso al fatto che si lasciò cadere a peso morto sul
letto, gli occhi spalancati e asciutti, aridi, secchi come non mai. Come
la sua anima. Il suo cuore.
Aveva perso tutto.
Ora non gli restava più niente.
Aveva dato in mano a qualcun altro le armi per ferirlo e questo l'aveva
fatto. Ovvio. Normale. Semplice. Che si aspettava? Uno come lui . . cosa
poteva pretendere uno come lui?
Si era fidato, si era aperto, aveva mostrato il suo cuore e i suoi
sentimenti a qualcuno, e questo qualcuno li aveva calpestati. Ci aveva
messo anche abbastanza tempo prima di decidersi a farlo. Cosa pretendeva
che facesse? Per come lo trattava, per come trattava tutti loro non
avrebbe dovuto meravigliarsi.
La bella addormentata è sveglia. L'incanto si è rotto. Il sogno è
finito.
Non ci sono happy end in questa storia. Non era nato per essere felice.
Era nato per essere una statua di ghiaccio.
Chiudere in una bara quel che si prova è l'unico modo per non soffrire.
Lo sapeva e non l'aveva fatto, era stato sciocco e sentimentale e ora
aveva solo ciò che si meritava.
Niente. Più niente.
Polvere fra le dita.
Un buco all'altezza del cuore.
E un muro di ghiaccio da ricostruire
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